Nicola De Luca Immagine del profilo

Nicola De Luca

Ritorna alla lista Aggiunto il 7 lug 2007

“ ..... De Luca nasce dall'impianto narrativo della fotografia nella nella sua accezione squisitamente monocromatica: il chiaroscuro, reso ancora più convincente dal magistrale e perfetto uso della matita, vive infatti, attraverso la forza espressiva di volti e corpi femminili, sui passaggi dal buio alla luce bianca, con la morbidezza della scala intermedia dei grigi. ..... ”
Quotidiano di Calabria del 29/10/2005 – Aurelio Tuccio

“ ....... Non è facile incontrare un vero artista, ancora più difficile parlarne. Me ne sono accorto quando ho conosciuto Nicola de Luca, classe 1953, che lavora ed opera in un borgo fra le serre calabresi: Torre di Ruggiero. Formatosi al liceo artistico di Reggio Calabria - allievo del maestro Leo Pellicanò - De Luca si è, poi, laureato in architettura, non interrompendo una fervida ricerca che l’ha portato tra le tecniche pittoriche rinascimentali. Ha così preso piede la figura dell’artista a tutto tondo che, con creatività, investe quanto lo circonda. Case, mobili, arredi, decori. Disegni analitici, tagli e vedute in movimento. Indumenti, oggetti, frammenti di figure. Un viso si gira repentino e De Luca, con realismo analitico, coglie la pelle vellutata e i capelli in movimento. Figure di donne, qualche paesaggio, pochissime nature morte. La sua è un'opera di scavo, dove la matita, la penna biro, il pennello, diventano macchina fotografica, per portare alla luce l’identità profonda, l’anima. ....... ”
Quotidiano di Calabria del 27/06/2001 – Aurelio Tuccio

“ ...... Sguardi penetranti, immensi e diretti. Visi candidi, mutevoli e trasparenti. Corpi sinuosi, perfetti e con una femminilità pura e semplice a dir poco reale. Questa è l'arte di Nicola De Luca, che direttamente da Torre di Ruggiero propone non un normale dipinto, ma un modo particolare di guardare alla femminilità apportando un gusto artistico di alta qualità, per mezzo di elementi come il taglio fotografico e la matita. La sua donna è semplice.  Non possiede alcun oggetto antico o moderno che la possa contraddistinguere. E' una figura senza età, capace solo con le espressioni di trasmettere passioni, istinti e ammirazione. La donna di De Luca si fa ammirare, non per la bellezza, bensì per il suo sguardo o per gli atteggiamenti non così distinti dalla realtà. Sarà la sensualità dei corpi o solo l'intensità dei visi, a rendere opere come Venere, Dione, Eos, Giuturna e tante altre capolavori che si ha il dovere di scoprire al più presto. ...... ”
Il Domani del 23/08/2006 – Achille Salerno

“ ..... Nelle opere del De Luca, la donna viene rappresentata come simbolo in se di grazia e bellezza per essere successivamente indagata nei suoi intimi e sfuggenti meccanismi psicologici ed infine sublimata ed idealizzata. Lo sbalorditivo e seducente effetto d'insieme, amplificato dalla sapienza tecnica, conduce lo spettatore da una realtà quotidiana, ad un regno estetico popolato da muse dove il magico momento della contemplazione viene prolungato nel tempo. ...... ”
Quotidiano di Calabria del 01/09/2006 – Walter Panzino

“ ..... Attraverso l'introspezione del ritratto ed offrendo una dimostrazione esemplare della sua straordinaria perizia tecnica, Nicola De Luca, ........ si confronta coi diversi volti di donna che ritrae cercando di carpirne il mistero. ......... pur essendo un talento eclettico, ha scelto il disegno per esprimersi, in quanto più consono alle sue capacità espressive e più adatto ai contenuti da trasmettere. ..... ”
Quotidiano di Calabria del 31/08/2006 – Maria Francesca Catricalà

“ .... La matita tra le sue dita, ha l'effetto dei colpi di uno scalpellino nelle mani d'un autore che rapito dall'estro creativo, plasma la materia, smussa gli angoli, leviga la superficie, evidenzia i particolari, conferisce profondità, immerso in un lavoro minuzioso e incessante, che non si placa se non arriva a liberare e rendere viva la visione che la sua mente ha concepito, quell'attimo d'infinito che i suoi occhi hanno catturato, mentre la sua musa ispiratrice si mostra, come colta in movimento, voluttuosa, nella spontaneità di uno sguardo che rivela l'anima, senza svelarne il mistero. E' difficile descrivere con parole, ciò che i disegni del torrese Nicola De Luca, architetto e anche scultore, riescono a trasmettere, a rievocare, a nascondere. Com'è difficile spiegare la forza di un volto, di qualcuno che ci comunica ad un tratto, senza parlare. Sensazioni imprecisate si intrecciano ed evolvono, obbligando a soffermarci per un attimo a cercare di capire. Così, quasi eterei per il loro candore, per l'espressività che incanta, ma analitici, presenti, per la precisione dei particolari riprodotti, dalla morbidezza della pelle alla flessuosità dei capelli, i volti delle donne dai nomi mitologici che De Luca “racconta” da una vita, vanno oltre il comune ritratto ....... ”
Calabria7” del 18/11/2006 – Maria Patrizia Sanzo

L'IMMAGINAZIONE DEL DISEGNO

Nicola De Luca, per la perfezione virtuosistica nello studio della figura si può definire “semplicemente” un maestro.
… Michelangelo, diceva Charles Baudelaire, è stato l’unico ad aver avuto in misura suprema “l’immaginazione” del disegno senza essere colorista.
Questa arte è più difficile, in quanto più ambiziosa; si deve saper distendere, ad esempio, intorno ad un volto, a colpi di matita, i morbidi vapori chiaroscuranti di un’atmosfera per far emergere profondità a volumetria rispetto allo spazio che lo stesso volto occupa.
Ed inoltre il contorno del viso, i segni mobili di una fronte adolescente sotto un manto di capelli, la carnosità delle labbra, tutto ciò il De Luca li sa esprimere con cura e maestria.
Qui “l’immaginazione” ha una parte più alta: la figura è più chiaramente espressa dalla matita che non da un pennello duttile o dovizioso di un colorista.
Il De Luca, a mio avviso, può definirsi un maestro dell’arte “Colta” e “Anacronista” (i due movimenti teorizzati da Maurizio Calvesi e Italo Mussa) perché le sue opere come Eos, Dione,Giunturna, Venere, ecc., rappresentano la cultura classica (mitologia greca e romana) e l’anacronismo, anche se nella modernità simile ad Omar Galliani, perché sono cose di altri tempi.
Rosario Amoroso – settembre 2006

UN TESSITORE DI SOGNI
"Farai le figure in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell'animo: altrimenti la tua arte non sarà laudabile".
Questa preziosa annotazione, registrata da Leonardo nel suo Trattato della Pittura, esprime il motivo conduttore del linguaggio estetico di Nicola De Luca, artista calabrese di grande raffinatezza figurativa che coltiva con pari impegno le attività di architetto, fotografo, pittore e scultore.
Pur avendo un talento eclettico che gli permette di spaziare con gran disinvoltura tra svariate tecniche artistiche, per dare forma al proprio sentire d'artista ha scelto come medium il disegno, perché più consono alle sue capacità espressive e più adatto ai contenuti da trasmettere.
Nelle sue opere, nate da una approfondita analisi della tradizionale cultura figurativa di matrice classica e dalla conoscenza del moderno mezzo fotografico, taglio fotografico, matita e contemporaneità si fondono in un'inscindibile ed irripetibile "unicum".
Attraverso una straordinaria integrazione dell'eredità precedente con gli elementi che ogni artista veramente autentico scopre dentro di sé, i disegni di De Luca, che non soffrono i limiti né di un passatismo di maniera, né di un preteso, stanco «iperrealismo», ci appaiono come meravigliosi esercizi di stile che rasserenano lo sguardo e scuotono l'anima.

In questi ultimi anni De Luca ha indirizzato la sua ricerca artistica sulla figura femminile, puntando la sua attenzione principalmente sul volto.
Questa indagine sulla fisiognomica lo ha portato alla rappresentazione di primi piani stretti su volti femminili densi di espressività.
Volti dominati dal pensiero e dall'attesa, stagliati sullo sfondo di un notturno continuo ed immersi in atmosfere di malinconico incanto, che si fissano nel ricordo di chi li osserva come vere e proprie installazioni nella memoria.
Volti che si concretizzano tramite una minuziosa esattezza compositiva fondata sulla corporeità dei sensi e l'impenetrabile mistero in cui sembrano perdersi.
Chissà a chi rivolgono la loro enigmatica ed impenetrabile sensualità.
Attraverso il suo stile rigoroso ed essenziale e la cura lenticolare dei particolari, De Luca riversa nella nostra anima la potente inquietudine della bellezza. Pervasi da una particolare leggerezza, che dissimula alla perfezione gli sforzi compiuti per produrli, questi volti diventano, così, non solo protagonisti assoluti delle sue tele ma anche aperture nello spazio e nel tempo che, come le onde sonore di un' eco riverberante, attraversano l'ambiente e lo plasmano modificando tutto ciò che lo circonda.
Ciò che soprattutto colpisce in queste opere è la struggente armonia, l'eterea fisicità ed il candore quasi voluttuoso, elementi sapientemente amalgamati nella loro complessa ed apparente discordanza, vivificati nelle immagini da un'eccezionale forza rappresentativa. De Luca è un paziente tessitore di sogni che pur cimentandosi con un soggetto iconografico largamente raffigurato nel corso della storia dell'Arte, riesce non solo a trasfondervi fino in fondo un'intima complessità, ma anche ad eseguire un prodotto artistico che non ha nessun timore di essere catalogato nel capitolo. E' un artista che cattura la bellezza imprevista, quella che c'è nella donna comune ma al tempo stesso unica, pronto a cogliere, nel modo più icastico e pregnante, il gesto che ne svela il mistero. Sapientemente incastonate sulle tele, dalla memoria inconscia dell'artista, le visioni femminili di De Luca non hanno nessuna connessione con il termine ritratto. Anzi! Si pongono, piuttosto, come risultanti di una concezione della figura umana che si potrebbe definire antropocentrica. Di quì la rappresentazione del volto come conseguenza visibile dei moti dell'animo, la forma in funzione dell'esplicitazione dell'interiorità che in queste opere scaturisce ed erompe in forme di chiara icasticità classica, non avulse dall'influenza dalla linea dolce della Nuova Figurazione e da ascendenze stilistico-culturali caravaggesche.
Nelle opere di De Luca la donna viene presentata come simbolo in sé di grazia e bellezza per essere successivamente indagata nei suoi intimi e sfuggenti meccanismi psicologici, ed infine sublimata ed idealizzata. Lo sbalorditivo e seducente effetto d'insieme, amplificato dalla sapienza tecnica, conduce lo spettatore da una realtà quotidiana ad un regno estetico popolato da muse dove il magico momento della contemplazione viene prolungato nel tempo. Come in un processo alchemico che va al di là di ogni alchimia, le donne di De Luca si presentano come dotate di una raffinata purezza talmente candida d'apparire misteriosa e di una semplicità talmente onesta d'apparire inafferrabile. L'aspetto più sorprendente di questi volti femminili è che non cedono mai la propria identità all'imitazione, ad una fittizia recitazione di se stessi, ma conservano la chiarezza con cui si sono rivelati al loro artefice.
Essi posseggono la straordinaria proprietà di renderci testimoni delle scoperte dell'artista, perchè il gesto che li ha sottratti al Vuoto e li ha posti in essere non li ha mai traditi.
Per quest' abile cesellatore di anime, che non ha nessuna pretesa né desiderio di stupire con il virtuosismo tecnico, la pittura ed il disegno diventano preziosi strumenti analitici per indagare, scandagliare ed interpretare, attraverso il volto, le forme e le espressioni, il senso profondo dell'esistenza.
In questo contesto, ogni ritratto rappresenta un varco verso l'infinito.
Viene spontaneo citare l'illustre filosofo Emmanuel Lèvinas che in un suo saggio del 1961 scriveva: "La Parola dell'Infinito è udibile dal volto dell'altro".
Parole rivelatrici che ci aiutano a comprendere, ancor più a fondo la poetica di un artista innamorato della perfezione e della leggerezza.
Francesca Londino – agosto 2006

TRA CAREZZE DI LUCE E TOCCHI DI MATITA
Candide, nella loro voluttuosità, eteree, ma dolcemente presenti le soavi creature di Nicola De Luca, hanno un’anima che si muove leggera, leggera nello spazio, come colei che amorevole in punta di piedi si assicura che un bimbo dorma. Hanno nomi dal richiamo mitologico. Sono innocenti fanciulle, che pudiche nella loro nudità, si volgono a chi le osserva con la semplicità di un fiore che schiude i suoi petali, ancora intrisi di rugiada, ai primi tiepidi raggi di sole di un’alba repentina. Hanno lineamenti gentili e colli sottili e graziosi. Hanno volti dagli occhi sinceri, che vorrebbero dar voce alla loro bocca socchiusa e sussurrare parole. Incarnano la bellezza dei sogni e loro stesse si destano, ancora magicamente sospese tra ideale e realtà, per lasciarsi ammirare. Talvolta si mostrano ormai donne e nel loro sguardo dignitoso e umile c’è tutto un universo di sentimenti sondati. Contemplano interrogative, si soffermano dubbiose, se non sono intente a rincorrere pensieri, che chissà se qualcuno afferrerà mai? Così le donne di De Luca, tra carezze di luce e tocchi di matita si rivelano al mondo, riprodotte con un’analicità minuziosa, scrupolosa, scultorea, in un continuo e affettuoso dialogo tra l’autore e l’opera, frutto di una lunga e sapiente ricerca tra le tecniche espressive della pittura e dell’immagine. E sì, perché l’architetto di Torre di Ruggiero, in provincia di Catanzaro, prima del suo felice e proficuo approdo al suo angolo di Olimpo, popolato di puree ninfe e pensose muse, si è dedicato per anni alla scoperta dei segreti della fotografia, prima in bianco e nero, poi a colori, ha voluto fare propria l’emozione di plasmare con le sue dita l’argilla nella scultura ed ha voluto muoversi tra i meandri di varie tecniche pittoriche. Percorsi di un estro creativo manifestato sin da giovanissimo, tra i banchi delle medie. Da qui l’ingresso al liceo artistico di Reggio Calabria. E a Napoli, città fervente di stimoli, che ben ha appagato la sua voglia di sperimentazione, racconta De Luca, la Facoltà di Architettura, senza mai abbandonare il primo amore, per il disegno. Dunque il ritorno alla cittadina d’origine, per trarre linfa dalle proprie radici. Lì, dove De Luca oggi vive e risiede, portando avanti la sua attività professionale e dando forma ad aggraziate e leggiadre visioni.
Euroarte marzo-aprile 2007 – Maria Patrizia Sanzo

“ ....... Nato cinquantaquattro anni fa a Torre di Ruggiero, De Luca è un architetto che non ha mai abbandonato la sua passione artistica, affiorata da giovanissimo e robustamente coltivata, anche in virtù di un talento davvero puro, sotto la sapiente guida dell'indimenticato maestro Leo Pellicanò. Dopo un variegato percorso di ricerca, egli è approdato ad una vocazione fortemente evocativa , fatta di indumenti, di oggetti desueti e, soprattutto, di volti femminili.Visi dagli sguardi penetranti che traggono dal bianco e nero della matita con cui sono prodotti un'espressività in grado di catturare lo sguardo, suscitare emozioni, fare emergere l'anima che li abita, lasciando perfino trasparire i colori, la cui essenza diviene soltanto ipotetica. Le donne di De Luca esprimono una struggente malinconia dell'anima, venedo colti in momenti di assoluta delicatezza, in pose inconsuete che, attraverso ala perfezione del chiaroscuro, fungono da schermi interiori, lasciando illoro ermetico eppure irresistibile messaggio d'amore o forse di passione, di ilarità o di sorpresa, in ogni caso di irresistibile complicità. Sono figure che rimandano ad altre della storia artistica d'ogni tempo (le eroine classiche, le tormentate protagoniste di Virginia Woolf, ma anche le donne dolenti ed inquiete di Alvaro). Viene da chiedersi cosa attendono queste donne, qual è stato il dolore o l'incontro che li ha fatti smarrire nei mendri dell'esistenza. Da cui, però, riemergono, a metà tra innocenza e desiderio di esserci, di raccontare parte della loro storia. Ed ecco allora il tratto di De Luca che meticoloso, fotogrfico, ce le presenta nella loro fisicità più ammaliante, dove gli occhi, le labbra, i seni, la morbida pelle, assumono un carattere di intenso erotismo. Ecco i capelli che testimoniano una vitalità in apparenza contrastante, eppure perfetta nel suo amalgama con l'intensità dei sentimenti che le figure custodiscono. Quasi testimoni di un tempo etereo, che si compone di istanti irripetibili ed irrimediabilmente perduti, le donne di De Luca ci guidano negli anfratti più nascosti della nostra sensulità, rivelando al contempo, con grazia e potenza, le nostre dolorose e tuttavia irrinunciabili fragilità. Altro polo di raffigurazione sono gli oggetti, per lo più di uso quotidiano – ha bene rappresentato in sede di presentazione Serena De Prezzo – appaiono quasi animati, tracciando ideali movimenti e riconducendo la loro presenza nei quadri a precisi rimandi così che da consueti si fanno puramente simbolici, evadendo dal loro contesto fino a tradursi in messaggio. E così un jeans appeso, rappresenta la fine di un tempo nella vita (la giovinezza che lascia pazio alla più responsabile maturità), quattro scarpe (due maschili che cingono due femminili) diventano simbolo di una tenera unione edue scarponi da lavoro affiancati da matite colorate rappresentano l'arte nella “cultura del contadino”. E' stato lo stesso De Luca (che ha contribuito personalmente all'allestimento della mostra) a fare da “cicerone”, disponibile ed entusiasta, fra le sue opere, ascoltando con interesse i commenti dei numerosi visitatori accorsi cui ha spiegato le diverse fasi del suo lavoro creativo (evidenziando, tra l'altro, l'uso di un pregiatissimo cartoncino ricavato dal cotone che egli si fa portare direttamente dall'Inghilterra). “Tutto quello che io cerco di fare, da sempre” – ha amabilmente dichiarato ai presenti – “è riprodurre con precisione ogni cosa capace di colpire la mia immaginazione, contaminandone però l'essenza fino a potermici specchiare dentro. E' un inclinazione che mi accompagna sin da ragazzo ed è stata, così come lo è ancora adesso, uno strumento decisivo di decifrazione della realtà. Dipingere, come scolpire, è per me un bisogno ed un piacere assoluto. ...... “
Il Domani 15/05/2007

“ ....... Le opere di De Luca, rigorosamente in bianco e nero ed esclusivamente eseguite a matita, sono nutrite dal dualismo luce tenebre e lasciano apparire e dissolvere le immagini che assumono così la valenza alchemica di visioni e di simboli. Si tratta di donne, di dettagli del corpo, di cose e di immagini che prendono forma da uno sfondo oscuro e indistinto. Da alcuni anni, il disegno su carta è il linguaggio privilegiato dell'artista calabrese che cattura particolari del volto e della figura infondendo una carica emotiva sorprendente. Dai piani anneriti sbocciano preziose ed affascinanti figure, come una luna che emerge dalla quiete di un tramonto, quasi sempre femminili, rivelate da un tratto deciso e monodirezionale come se fosse depositato dal vento. I numerosi volti femminili esprimono bellezze ed armonia di forme semplici e comuni, raggiungibili nell'arte come nella vita. Gli occhi sono come delle finestre quasi sempre aperte per lasciar penetrare l&

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